venerdì 6 marzo 2009

Franco Cardini sul negazionismo


Lo storico Franco Cardini, nel contesto di un più ampio articolo, ha recentemente espresso con estrema chiarezza il suo pensiero sul cosiddetto “negazionismo” dell’Olocausto.

Da diversi anni attento alla questione, mi permetto di trascrivere alcuni passi di questo interessantissmo contributo.

Franco Cardini, Professore Ordinario di Storia Medievale all' Universita di Firenze, articola schematicamente il suo punto di vista in 7 punti chiave che trascrivo integralmente:

Primo: la shoah è una realtà immensa, spaventosa e incontrovertibile, comprovata da documenti e testimonianze che possono senza dubbio venir riconsiderati e all’interno dei quali possono anche trovarsi errori e perfino falsificazioni, che tuttavia non sono praticamente suscettibili di attenuare in modo sensibile le enormi responsabilità di chi tali delitti concepì e attuò e di chi ne fu esecutore o complice.

Secondo: la shoah può e dev’essere oggetto di studio attento e spregiudicato come qualunque altro avvenimento storico; se nel corso delle ricerche avvenga d’imbattersi in errori, falsificazioni, valutazioni inesatte sul numero delle vittime o altro, è dovere degli studiosi segnalarlo e della società civile accogliere criticamente tali rilievi.

Terzo: dando per scontato che qualche fanatico antisemita possa travestirsi da studioso con lo scopo da screditare la causa ebraica, quella sionista o quella israeliana attraverso un tentativo di destituzione di credito della shoah, la comunità dei ricercatori professionisti ha tutti gli strumenti per smascherarlo e la società civile il diritto e il dovere di metterlo al bando.

Quarto: premesso il punto precedente, nessuno può essere autorizzato a istituire un processo alle intenzioni contro chi s’impegni nello studio della shoah dando per scontato che questo o quell’eventuale ridimensionamento di alcuni episodi che la riguardano sia frutto di disonestà e di preconcetto antisemitismo.

Quinto: è inaccettabile, nonostante sia già accaduto in alcuni paesi, che si stabilisca per legge un’interpretazione “canonica” e “definitiva” della storia, dichiarando crimine qualunque deroga da essa; ciò corrisponde a un intollerabile attentato alla libertà di pensiero (in seguito a queste leggi aberranti si sono arrestati in Austria David Irving e in Germania non solo il sessantasettenne Ernst Zuendel, ma perfino la sua legale, avvocatessa Sylvia Stolz).

Sesto: l’antisemitismo è una cosa precisa, cioè la tesi che esista uno specifico razziale comune ed esclusivo a tutti gli ebrei e che esso sia biologicamente e deterministicamente malvagio, inferiore e criminale; l’eventuale limitazione della portata della shoah e al limite la sua negazione possono essere ingiustificate, irragionevoli e demenziali e magari possono servire da pretesto per introdurre temi antisemiti, ma in sé e per sé non hanno con l’antisemitismo nulla a che fare (al punto che un cattivo “uso della shoah” e stato condannato da studiosi che sono tuttavia ebrei, quali Norman G. Finkelstein).

Settimo: pur essendo indubbio che dietro al “revisionismo-negazionismo” possano celarsi, in certi casi, istanze antisioniste e antisemite, il sistematico processo alle intenzioni e il ricorso al ricatto-intimidazione (“dici questo, allora sei antisemita”) sono sempre e comunque inaccettabili sia come metodo, sia come sistematico strumento di risposta. Sono inaccettabili sul piano morale perchè disonesti e su quello tattico-strategico perchè controproducenti. In particolare, è evidente che la critica alle scelte di questo o di quel governo israeliano non può e non deve esser pregiudizialmente sospetta di aver nulla a che fare con il razzismo e con l’antisemitismo. Il giorno che la critica alla dirigenza israeliana, o anche alla sua opinione pubblica, divenisse meno lecita di quella alle dirigenze e/o alle opinioni pubbliche francesi, canadesi o lituane, ci si troverebbe di fronte a un allarmante caso di razzismo alla rovescia.

Cardini pone quindi l’accento sull’effetto boomerang di una scriteriata legislazione liberticida che in vari paesi punisce addirittura con la carcerazione chi nega l’Olocausto:

Ebbene, state tutti in campana, perchè è vero: lo si chiami come si vuole, ormai il “revisionismo-negazionismo” sta facendo silenziosamente breccia; cresce il numero di chi non osa ammetterlo, ma viene impressionato e turbato da certe argomentazioni. Cresce il numero di chi in pubblico afferma una cosa e in privato sostiene esattamente il contrario. E sapete perchè? Per il fatto che se ne perseguitano i sostenitori e che li si condanna senza dar loro il diritto di parlare e senza controbattere. Ma in questo modo si crea nell’opinione pubblica la crescente sensazione che se ne abbia paura, e che essi stiano dicendo cose vere: e, questo sì, può costituire la premessa a una nuova ondata di pregiudizio antisemita, anche se è difficile immaginare sotto quali forme potrebbe presentarsi.”

Auspica inoltre un diverso atteggiamento più razionale e pacato da parte della storiografia ufficiale

“Io credo che “revisionismo” e “negazionismo” siano tigri di carta. Intendo dire che non mi stupirebbe se alcune argomentazioni sostenute dai loro fautori fossero in grado di precisare e magari di ridimensionare questo o quel particolare della tragedia dello sterminio. Ma l’orrore delle leggi razziali, della privazione dei beni e della libertà, del sistema schiavistico- concentrazionario, degli assassini e delle sevizie, non ne verrebbe nella sua sostanza scalfito. Esiste però un modo solo per cancellare il revisionismo e il negazionismo impedendo ai loro sostenitori di atteggiarsi a vittime della verità. Affrontare razionalmente e pacatamente le loro tesi, confutarle, distruggerle; e con ciò definitivamente screditare chi se ne fa araldo. A me non interessa che il vescovo Williamson subisca sanzioni o condanne. Desidero che mi dimostri quanto afferma con prove documentarie certe, se può. Lo faccia davanti a una commissione di esperti scelta con criteri sicuri. O taccia e si vergogni. Questo è il solo modo per cancellare per sempre i calunniatori della shoah. Israele e il mondo ebraico hanno tutto l’interesse a imporre questo confronto: che sarebbe, anche massmedialmente, un formidabile spettacolo. Che cosa stiamo aspettando? "
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Giunge a proposito la considerazione di un brillante giurista che recentemente mi ha scritto

"Il diritto, insegnava Luhmann, deve essere parsimonioso nel punire poichè la
sanzione, ribadendo forzosamente il contenuto della regola violata, mostra anche
che essa non gode di una cogenza garantita semplicemente dal suo contenuto"

Qui l'articolo originale di Franco Cardini