martedì 11 marzo 2008

Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime della Mafia

GLI UOMINI D'ORRORE E LA STRAGE DEGLI INNOCENTI



























Il 15 marzo a Bari Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime della mafia.

"La Giornata della Memoria è dedicata a tutte le vittime, proprio tutte.
Dai nomi più famosi a quei semplici cittadini, magistrati, giornalisti, operatori delle forze dell’ordine, imprenditori, sindacalisti, sacerdoti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere".


Ma si può morire di mafia o di camorra senza un vero perchè.
Perchè?


Perchè ci si è trovati nel vicolo sbagliato al momento sbagliato, come per la giovanissima Annalisa Durante, uccisa per errore al posto di un boss, così come era capitato nella Bari vecchia al barista sedicenne Michele Fazio, ad Attilio Romanò a Miano, a Francesco Rossi a Sant'Anastasia, a Dario Scherillo a Casavatore.
Perchè si lavora nel negozio sbagliato frequentato dal cliente sbagliato, come Graziella Campagna, massacrata a fucilate a soli diciassette anni.
Perchè si ha la sventura di fermarsi a chiacchierare sotto il palazzo sbagliato, di proprietà della persona sbagliata, come capitò a Paolo Castaldi e Luigi Sequino, ragazzi innocenti scambiati per guardiani della camorra e uccisi senza un perchè.
Perchè, accompagnando a casa il proprio bambino di ritorno dalla scuola, un proiettile destinato a un pregiudicato ti uccide sotto gli occhi di tuo figlio di 5 anni, come capitò a Napoli a Silvia Ruotolo e in Sicilia ad Anna Maria Cambria, anche lei colpita da una pallottola vagante.
Perchè ci si innamora di un giovane affiliato ad un clan, come Gelsomina Verde , torturata, uccisa e poi bruciata.
Perchè si nasce in una famiglia sbagliata, come Valentina Terracciano, sparata a soli due anni o come Nunzio Pandolfi, trivellato di colpi a soli 18 mesi insieme al padre.
Perchè si è figli di un giudice, come Simonetta Lamberti, colpita a 10 anni da un colpo di pistola destinato al padre, oppure moglie di un carabiniere che voleva sfidare la mafia, come Emanuela Setti Carraro.
O perchè si è figli di un pentito di mafia , come Giuseppe Di Matteo, strangolato e poi sciolto nell'acido a soli 11 anni.
Per aver avuto la voglia di una partita a bigliardino nella Scampia della guerra tra clan, come accade ad Antonio Landieri, giovane disabile colpito in pieno petto.
O per avuto il desiderio, come il piccolo Stefano Pompeo, di fare un giro sul fuoristrada sbagliato, preso di mira a fucilate.
Per aver visto quello che non si deve vedere 60 anni fa, il pastorello Giuseppe Letizia, testimone dell'assassinio di Placido Rizzotto, fu avvelenato da un medico mafioso ; quaranta anni dopo la mafia uccide ancora un bambino di 11 anni, Claudio Domino, perché avrebbe visto qualcosa considerata grave.

Martiri involontari di una guerra che non intendevano combattere.
Volti e nomi presto dimenticati, spesso mai conosciuti, da una nazione colpevolmente assuefatta alla barbarie della criminalità organizzata, tanto attenta agli scandaletti di calciatori, veline e faccendieri quanto indifferente a questi orrori quotidiani.

Mafiosi e camorristi si riempiono la bocca con la parola "onore": uomini d'onore, codice d'onore.
Ma qual'è l'onore di questi uomini d'orrore che massacrano DA SEMPRE bambini innocenti e madri di famiglia sotto gli occhi dei figli.

Ho grande rispetto dell'iniziativa di sicania.spazioblog.it che sta cercando di pubblicare le foto di tutte le vittime innocenti della mafia. Il blog è gestito da Angelo Vaccaro Notte, fratello di Enzo e Salvatore, uccisi per non essersi piegati alle imposizioni di una cosca mafiosa siciliana.


Stesso spirito anima questo ottimo sito: http://cosedicasanostrafoto.blogspot.com/

Per chi volesse partecipare alla Giornata della Memoria e dell'Impegno, è necessario dare l'adesione entro il 25 febbraio 2008 via e-mail all'indirizzo: mailto:bari.15marzo@libera.it o tramite fax allo 080 5772071.

Per maggiori informazioni visitate il sito di Libera.

4 commenti:

  1. davvero una pena immensa rivedere i volti di queste vittime di una guerra che non avevano scelto di combattere... purtroppo in tutte le guerre la maggior parte delle vittime appartiene a questa categoria.

    un saluto notturno

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  2. Li chiamano anche gente di rispetto.
    Solo schifo per questa altro che rispetto.

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  3. Li abbiamo mitizzati, abbiamo scritto romanzi e prodotto film e sceneggiati.
    Così diventano dei personaggi, che si ammantano persino di romanticismo.
    E non li vediamo più per quello che in realtà sono.
    Squallide persone, belve sanguinarie, vigliacchi.

    E chi chiede l'abolizione del 41bis o è un loro protettore (nel senso che tutti conosciamo, proprio di quell'ambiente) o è una persona che non sa mantenere il contatto con la realtà.

    Gianfranco Fini chiede l'unica cosa che li può degradare agli occhi di tutti.

    I lavori forzati. Che vadano a lavorare come il più povero dei manovali, che avrà sempre più diritto al rispetto di loro.

    Che tornino in cella alla sera, con le mani spaccate e sanguinanti; che non abbiano neanche la forza di andare alle docce. Che gli altri detenuti li vedano "buttare sangue", come si dice in Sicilia.

    Chiediamo anche noi che subiscano questo trattamento oltraggioso. Così onoreremo veramente la memoria di queste povere vittime che lo Stato dimentica.

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  4. La mitizzazione del mafioso è sicuramente un meccanismo deleterio che può innescare fenomeni emulativi in soggetti predisposti.

    Sarebbero pù utili film capaci di mostrare il vero volto di questi criminali, depurato da edulcolorate rappresentazioni romanzesche.

    Ma è anche vero che la creatività di un autore non può essere obbligatoriamente assoggettata a esigenze sociologiche.

    Sei Valerio B.?
    Ho indovinato?

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