venerdì 26 aprile 2013

Più che un Travaglio una gravidanza isterica



Vespa sta al plastico come Travaglio sta al foglietto . 
Se Travaglio diventa miope è fottuto.
Più che un travaglio una gravidanza isterica. 

lunedì 17 settembre 2012

Cosimo Specolizzi resencisce “Delle volte il vento” di Milena Magnani





 “Delle volte il vento”   di Milena Magnani 
            demoni visionarietà e presagi.
Recensione di Cosimo Specolizzi

Come il ritrovamento di  un gioiello, riappare in libreria per l’editore Kurumuny il romanzo “Delle volte il vento” di Milena Magnani , romanzo  uscito per la prima volta  a metà degli anni novanta, che  ha segnato in maniera indelebile il mio rapporto con il Salento, terra che proprio in quegli anni   cominciava ad essere  segnata da un passaggio fondamentale.
Si tratta infatti di  un romanzo anticipatore, un romanzo  la cui genesi va cercata in quel modo  disincantato di guardare il territorio, quel modo   che senza pretese “movimentiste” ha aperto una breccia in quella fenomenologia antropologica-sociale-linguistica e musicale che in Salento in quegli anni andava prendendo forma.La narrazione della Magnani, ambientata all’epoca dei primi sbarchi degli albanesi sulle nostre coste, riesce a  scandagliare il Sud Italia   nelle sue virtù, passioni e contraddizioni, chiedendosi attraverso la caratterizzazione del personaggio principale di Carmela, cosa possa rappresentare l’altro, quell’ altro  rispetto al quale il mare è stato per decenni  muro di confine e  che improvvisamente ci raggiunge e si rivela a noi  grazie allo stesso mare che di colpo  si lascia attraversare.
Carmela è un personaggio che esprime  tutti i tratti della nuova sensibilità salentina  che in quegli anni si andava formando, è una donna  inquieta, che si muove in una terra ancora  pregna di suggestioni magico rituali di un sistema arcaico ma costretta al tempo stesso a tenere il passo con un mondo post moderno.
E poi c’è Lume, l’altra protagonista, una donna albanese giunta sulle coste italiane con una delle prime navi  della speranza,  che si scopre incapace di adattarsi ad un occidente scintillante. Una donna irriducibile che cerca di proteggersi dietro  un recinto di cartoni che si costruisce  davanti al mare, rifiutando ogni tentativo di scendere a  compromessi con la nuova realtà.
Come un gabbiano con le braccia spalancate, si lascia attraversare dal vento che le riporta i rumori del mare e le suggestioni delle sue coste albanesi su cui, fino a pochi anni prima, capeggiavano scolpiti sulla pietra gli inni di gloria al regime comunista di Enver Hoxa.
Siamo così di fronte a due  donne  che, in maniera quasi speculare,  si muovono nel solco di una incrinatura epocale, e si mostrano impossibilitate ad aderire  alla realtà  in cui si trovano, di  stare con i propri connazionali, con il vicinato e i coetanei.
Non a caso i luoghi e le ambientazioni del romanzo, le azioni che i personaggi compiono nello spazio, come la rocambolesca corsa che il contrabbandiere Tzigaretta  intraprende  a un certo punto del romanzo con l’ape, possono essere letti come strade di ricerca simbolica, come sforzo di sottrarsi a quello spazio-prigione da cui i personaggi della Magnani  sembra vogliano fuggire. 
E in questo tentativo di fuga si coglie però, al tempo stesso, anche  lo sforzo  di  approdare ad una nuova forma identitaria, ne è un esempio  la ricerca musicale   di  Tonio il quale  si impegna per  campionare la  nenia curativa di  un’anziana guaritrice per  inserirla  in un proprio  brano  di musica elettronica, o il tentativo di Carmela di saltellare al ritmo della pizzica per liberarsi in modo festoso da un inquietudine senza nome, tutti gesti che esprimono una ricerca che è personale ma al tempo stesso sociale e apre alla  perdita dell’innocenza che questa terra andava esprimendo in quegli anni  e di lì a poco le faceva indossare nuovi panni.
Fuori da ogni retorica “Delle volte il vento” segna il passaggio o, per meglio dire,   è l’apripista di quel movimento culturale che, misurandosi con le istanze di una globalizzazione incalzante, cerca  di conciliare la cultura del territorio con la  modernità di un interscambio globale,  e cerca di farlo senza perdere per strada quel  bagaglio di visionarietà e di paure, di  tradizioni e speranze che una terra di frontiera come il Salento non può assolutamente rimuovere.
Milena Magnani , la cui formazione sociologica si percepisce nella puntuale  capacità di cogliere il microcosmo sociale e l’interazione tra gli individui in un ambiente in via di cambiamento, sembra nutrirsi  essa  stessa di quella polvere sottile, che levata da un leggero refolo di vento, fa stropicciare gli occhi per meglio vedere i particolari.
La sua scrittura si concentra in un laboratorio rabelaisiano che vede protagonisti un borgo, un paesino “confinato” nel retaggio stringente della piazza, della radio, del mercato del pesce, del bagnasciuga della realtà epifanica che come fuochi fatui tra le pieghe si vanno distillando, e forse è proprio Carmela stessa che nella sua ricerca e irrequietezza sembra dirci che qualcosa in questo lembo di terra sta per cambiare inesorabilmente.

Uno sguardo bifocale sul romanzo ci induce infatti all’anticipazione dei tempi che di lì a poco verranno: l’uso arcaico della lingua dialettale salentina, albanese e arbereshe come parte indispensabile di codice complesso che può essere in grado di  veicolare la realtà, i testi di canzoni popolari che in pochi in quegli anni avevano iniziato a selezionare, l’attenzione scrupolosa per i concetti espressi solo ed esclusivamente  con l’ascolto assiduo del rumore di fondo delle persone.
Detto ciò l’operazione dell’autrice ci pone di fronte alla sua esegesi della realtà: consegnare e conservare il buono, i fantasmi e gli ectoplasmi che questa terra ci ha donato e provare a districarci nel labirinto delle mille contraddizioni che da sempre abitano nei giornalieri dell’essere in questo caso meridiani.
Possiamo scorgervi anche un terzo luogo, quello pirandelliano ed espressionista degli “scalognati” o esiliati non però scelto da loro ma che in qualche modo vivono quella condizione come “Uccio scarda”, Tzigaretta, Lume e la stessa Carmela con gradi di consapevolezza maggiore o minore. Tra le righe possiamo scoprire incanti e figure create dai colori che ci restano scomposti negli occhi abbacinati dal troppo sole.
Così come Pitagora teorizzava che “tutta l’aria era piena di anime ritenute demoni ed eroi”, così gli artifici di questo meraviglioso romanzo valgono come prova iniziatica per accertare che i personaggi appartengono all’universo fantastico e visionario che ancora oggi ben si cela tra le distrazioni di questa terra. Questi personaggi così ben caratterizzati di lì a poco avranno bisogno di essere trasportati nel contesto che meglio possano interpretare la nuova scena sociale così come nei “sei personaggi in cerca d’autore”, Milena Magnani sembra accorgersi che il vento in questa terra sta cambiando.

sabato 8 settembre 2012

Avellino perde la stazione ferroviaria



Ahi serva Irpinia, di dolore ostello,

treno senza stazione in gran tempesta,

non donna di provincie ma bordello !

domenica 29 gennaio 2012

Precursori dello sterminio

Ho conosciuto Ernesto De Cristofaro un paio d’anni fa quando mi propose di collaborare a “Scarti di Umanità” , un libro curato da Francesco Migliorino e scritto a più mani, il cui tema conduttore era la liaison dangereuse tra sapere e potere, abituale e perverso connubio alla radice delle teorie e delle politiche razziali.

La ricerca di De Cristofaro continua lungo questo percorso ed è di questi giorni la pubblicazione di “Precursori dello sterminio. Binding e Hoche all' origine dell'eutanasia dei malati di mente in Germania”, libro scritto a quattro mani con Carlo Saletti ed edito da Ombre Corte.

Gli autori hanno commentato e tradotto per la prima volta in italiano Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens (Il permesso alla distruzione delle vite indegne di vita), testo pubblicato in Germania negli anni ‘20,  in cui il giurista Karl Binding e lo psichiatra Alfred Hoche, teorizzavano la necessità dell’eliminazione fisica dei malati di mente, considerati inutile “zavorra” per la nazione.

Questo saggio, insieme ad altre produzioni analoghe, costituirà il substrato pseudoscientifico e pseudogiuridico alla base delle ossessioni eugenetiche e all’attuazione del programma eutanasia, indiscutibile prius logico della successiva politica razziale della Germania nazista

Ernesto De Cristofaro è ricercatore di Storia del diritto medievale e moderno presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catania. Tra le sue ultime pubblicazioni: Sovranità in frammenti. La semantica del potere in Michel Foucault e Niklas Luhmann (ombre corte, 2007), Codice della persecuzione. I giuristi e il razzismo nei regimi nazista e fascista (Giappichelli, 2008) e Il senso storico della verità. Un percorso attraverso Foucault (Il Melangolo, 2008).

Carlo Saletti svolge attività di ricerca storica. Ha recentemente pubblicato, con Frediano Sessi, Visitare Auschwitz. Guida all'ex campo di concentramento e al sito memoriale (Marsilio, 2011) e Fine terra. Benjamin a Portbou (Ombre corte, 2011).

mercoledì 18 gennaio 2012

dalla damnatio ad bestias alla gogna mediatica , antropologicamente non abbiamo fatto molti passi in avanti .

giovedì 8 dicembre 2011

Le lacrime della Fornero e la proverbistica capovolta


Le lacrime della Fornero: metamorfosi copernicana della proverbistica campana ovvero



"o' riuno non crere a o' sazio"


Con tutto il rispetto per il professor Monti e tutti gli altri iperprofessori multiuniversitari .... questa manovra finanziaria la potevo fare pure io e qualche giovanotto del primo anno di ragioneria ....

mercoledì 16 novembre 2011

Berlusconi, Monti e la sinistra italiana

Non ho mai votato Berlusconi.
Ho sempre votato a sinistra.
Spero che Monti sia il prossimo presidente del consiglio perchè così vuole e ha deciso la grande finanza internazionale che alla fine decide del nostro futuro.
Ma questa patetica ed imbelle sinistra ha ben poco da festeggiare, brindare e schiamazzare: Monti è un iperburocrate di grande prestigio, teorico del capitalismo più duro e radicale che il paese dovrà accettare per sopravvivere ....
Il resto, bunga bunga, nani, ballerine, zoccole e altre ca**ate che tanto ipocritamente ci indignano sono solo epifenomeni, effetti collaterali di un fenomeno ben più complesso che questa pseudo-sinistra non ha al momento né la forza e né la dignità di affrontare .

lunedì 24 ottobre 2011







"... Per mezzo dello sfruttamento del mercato mondiale,
la borghesia imprime un carattere cosmopolita alla produzione ed alla
consumazione di tutti i paesi. A disperazione dei reazionarii essa tolse
all’industria la sua base nazionale. Le vecchie industrie nazionali sono
distrutte o sul punto di esserlo. Esse vengono sostituite da nuove industrie la
cui introduzione diviene una questione vitale per tutte le nazioni incivilite;
industrie che non adoperano più materie prime indigene, bensì materie prime
venute dalle regioni più lontane, ed i cui prodotti non si consumano soltanto
nel paese stesso, ma in tutti i punti del globo. In luogo dell’antico isolamento
locale e nazionale, si sviluppa un traffico universale, una dipendenza mutua
delle nazioni ..."




Anche se non sono comunista ... devo riconoscere che con quasi 2 secoli di anticipo aveva le idee molto chiare.

giovedì 29 settembre 2011

E' morto Wilson Greatbatch coinventore del pacemaker impiantabile

E' morto a 92 anni Wilson Greatbatch, coinventore del primo pacemaker totalmente impiantabile.
Ha salvato milioni di vite ma è di gran lunga meno note del più fesso dei tronisti e dell'ultima zoccola dei bordelli berlusconiani ....

sabato 20 agosto 2011



Grazie Pubmed: il tramonto dei sedicenti "scienziati" dalle gambe corte e dal naso lungo ...

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed